Durante il corso della Storia, l’uomo ha imparato a misurarsi con la drammaticità degli incendi.
Immaginate nell’antichità, senza strumenti adatti, senza istruzione al pericolo… Aspettate, lasciate che ve lo racconti!

DA QUANDO L’UOMO HA INIZIATO A COSTRUIRE EDIFICI DI LEGNO, HA DOVUTO IMPARARE A MISURARSI CON GLI INCENDI.

Quasi ogni grande città del mondo è stata vittima di incendi, anche più di una volta. Come Costantinopoli, che tra il 406 e il 1204, è stata divorata dalle fiamme per ben cinque volte!

Sono stati affrontati veri e propri inferni, dai quali, però, possiamo imparare molto.

Le cause degli incendi erano molteplici. A volte la colpa era dell’uomo e delle sue guerre. Altre, invece, si combinavano fattori naturali, tecniche di costruzione poco sviluppate e materiali molto infiammabili.
Anche la più piccola fiamma poteva infatti divampare e trasformarsi in un incendio.

LE STORIE DEI GRANDI INCENDI

Oggi conserviamo gelosamente l’esperienza e il vissuto di molti incendi passati grazie all’importante ruolo che hanno avuto nel provocare punti di svolta ed evoluzioni nella storia dell’uomo.

Mettetevi comodi! La storia comincia…

ROMA – 64 d.C.

Dopo l’incendio del 6 d.C., a Roma, vennero stipulate le prime misure di prevenzione. Si iniziò a parlare di vigiles, addetti all’osservazione per gli incendi, e vennero innalzati muri tagliafuoco, per impedirne la diffusione.
Grandi innovazioni per quei tempi! Ancora insufficienti, però. Nel 64 d.C., infatti, Roma venne completamente distrutta. La notte tra il 18 e il 19 luglio, fiamme incontrollabili divorarono la città e si estesero rapidamente a causa del forte vento. Delle quattrodici regioni in cui era organizzata la città, solo quattro rimasero intatte, mentre molti edifici storici e abitazioni andarono in fiamme.
Al termine del sesto giorno, l’incendio venne domato in città, ma riprese nelle zone libere della periferia e si spense solo grazie all’intervento della natura.
Il fuoco a quei tempi veniva maneggiato con troppa sufficienza, persino nelle case ampie braci ardevano rischiando di creare un principio di incendio. Forse proprio quei fuochi domestici furono la causa del disastro. Per secoli però è stata tramandata un’altra verità! Quella del crudele Nerone, capace di bruciare la propria città per costruire una villa imperiale.

LONDRA – 1666

Nel 1666 Londra attraversava un periodo di grande crisi a causa della peste. Ad aggiungersi al già precario equilibrio e a dare il colpo di grazia, fu l’incendio del 2 settembre.
Come se ce ne fosse bisogno!
Le fiamme si diffusero rapidamente a causa della struttura urbana fatta di vicoli stretti ed edifici addossati: ingoiarono la città, distruggendola. L’evento registrò pochissime vittime, data la desolazione di una Londra invasa dall’epidemia, ma dal punto di vista culturale ed economico le conseguenze furono disarmanti. Per la paura dei costi di ricostruzione, infatti, l’azione di circoscrizione venne messa in pratica troppo tardi e le macerie delle abitazioni, distrutte con lo scopo di arginare l’incendio, furono inglobate dal fuoco insieme al resto della città.
Nonostante le difficoltà, dopo quattro giorni le fiamme furono spente. Ci si attrezzò persino con delle sacche di pelle piene d’acqua per spegnere i fuochi.
Paradossalmente, l’incendio fu solo un bene per Londra! Il fuoco estinse i ratti e quindi portò via la peste permettendo alla città di svoltare verso l’età moderna.

MOSCA – 1812

Tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, la Francia arrivò all’apice della sua espansione sotto il comando di Napoleone. Un’ascesa incontrastata… almeno fino alla Campagna in Russia.
Con l’avvicinarsi dei francesi a Mosca, il conte Rostopčin, ordinò un’evacuazione immediata delle abitazioni: aveva in mente un piano!
Non appena gli invasori francesi presero possesso di una Mosca disabitata, le truppe russe appiccarono un incendio nel cuore della città in modo da impedire l’avanzata del nemico e sconfiggerlo definitivamente.
Il primo degli autosabotaggi russi si verificò il 14 settembre, le fiamme bruciarono per quattro giorni diffondendosi con una velocità sorprendente a causa della struttura in legno di molti degli edifici; l’equipaggiamento del corpo dei vigili del fuoco era stato distrutto per assicurare la riuscita della strategia e ciò contribuì alla fuga disperata dei francesi.
Dal punto di vista militare, quindi, l’azione fu un successo, Napoleone venne sconfitto e si ritirò dal territorio, ma tre quarti di Mosca andarono distrutti.

EDIMBURGO – 1824

Nel settembre del 1824, a Edimburgo, venne costituito, per la prima volta in modo permanente, il corpo dei vigili del fuoco.
E menomale! Soltanto due mesi dopo, il 15 novembre, scoppiò il più grande incendio mai registrato nella storia della città.
In un primo momento, le fiamme divamparono in un laboratorio di incisione. I materiali altamente infiammabili e la poca distanza tra un edificio e l’altro, lasciarono all’incendio la possibilità di diffondersi con un’esplosione tanto forte da rendere impossibile un primo intervento efficace. Quando finalmente le autorità riuscirono ad avvicinarsi al fuoco, però, un secondo principio d’incendio scoppiò in un palazzo non lontano da lì. Le fiamme si innalzavano dall’undicesimo piano, ed erano tanto alte da far credere ad una sorta di punizione divina. Più probabilmente: una brace ancora ardente.
Il fuoco venne spento cinque giorni dopo da un acquazzone, ma piccoli incendi continuarono a bruciare e a distruggere fino all’estinzione dei combustibili.

BOSTON – 1872

L’incendio del 9 novembre, insegnò ai bostoniani l’importanza di rivedere il proprio codice edilizio e di inserire, tra i termini di prevenzione, spazzi urbani più ampi e maggiori finanziamenti per le forniture dei vigili del fuoco.
A volte, dai propri errori si impara!
L’utile tragedia, per Boston, iniziò nel seminterrato di un magazzino sulla 83-87 Street; i prodotti altamente infiammabili che conteneva permisero ad uno piccolo incendio di propagarsi tanto da essere già all’ultimo piano all’arrivo dei pompieri. Le fiamme si diffusero in poco tempo e incendiarono i palazzi accanto, troppo vicini. L’intero quartiere commerciale di Boston andò in fiamme magazzino dopo magazzino lasciando le persone senza lavoro e facendo fallire molte compagnie di assicurazione per l’impossibilità di risarcire i danni.
Al momento di circoscrivere le fiamme, con l’infrastruttura idrica danneggiata dall’incendio, i vigili del fuoco dovettero demolire diversi edifici nel tentativo di creare un tagliafuoco. Abbattere, per ricostruire secondo nuove regole.

TOKYO – 1923

Nel 1923 a Tokyo si verificò l’evento più catastrofico della storia, una combinazione letale di terremoto, incendio e tifone!
L’1 settembre un terremoto di magnitudo 7.9 colpì la zona durante l’ora di pranzo. La scossa durò più di quattro minuti e, a causa dei fornelli accesi nelle abitazioni, causò tanti piccoli incendi sparsi per la città. Seguì una reazione a catena: il terremoto provocò la rottura delle condutture dell’acqua e del terreno impendendo l’efficacia dei soccorsi, gli incendi, che dati i ritardi divamparono, provocarono la fusione dell’asfalto e il tifone causò un vortice di fuoco che intrappolò le persone intente alla fuga.
Durò fino al 3 settembre. Migliaia furono i morti, causati principalmente dal dilagarsi delle fiamme.
La conseguenza, drammatica forse più dell’evento stesso e dovuta anche al critico periodo storico, è stata una sequenza di rappresaglie xenofobe fomentate dalla cattiva divulgazione di informazioni. Si credeva infatti che i coreani durante l’incendio continuassero a dare fuoco alla città.
È anche per questo che, oggi, la diffusione veritiera delle notizie è una delle principali preoccupazioni sociali della città di Tokyo.

TORINO – 1983

Il 13 febbraio del 1983 al cinema Statuto di Torino veniva proiettato in seconda visione “La capra” di Francis Veber. Durante lo spettacolo, però, 64 persone persero la vita. Fu un tragico episodio, ma diede la spinta giusta per cambiare radicalmente le normative sulla sicurezza.
Fu l’”Effetto Statuto”!
Solo due mesi prima, la struttura aveva superato con successo tutti i controlli previsti dal piano di sicurezza ma, quella sera, una tenda prese fuoco a causa di un cortocircuito. Cadde sulle poltrone della sala, fatte di un materiale infiammabile, e diede inizio ad un incendio che riempì i locali di fumo.
L’evento si sarebbe potuto risolvere facilmente, se non fosse stato per il panico e le scelte sbagliate: non vennero accese le luci di emergenza, che impedirono alle persone in galleria di percepire il pericolo, mentre il resto del pubblico si lanciò in una fuga sregolata verso le uscite, trovandone molte chiuse.
La discordanza tra l’approvazione del piano di sicurezza e l’atroce risvolto dell’incidente, segnarono inevitabilmente l’Italia.

CALIFORNIA – 2018

La seconda settimana del novembre 2018, la California venne allertata e messa in guarda in attesa di forti venti. Come da procedura, vennero richieste le dovute accortezze preventive per evitare e gestire al meglio possibili emergenze, ma nessuno si aspettava quello che sarebbe diventato l’evento più dannoso della California!
L’8 novembre, nei pressi di Pulga, scoppiò un incendio apparentemente gestibile, ma che in poche ore a causa del vento si espanse tanto da impedire ai soccorsi di agire in modo adeguato. Le strade, costeggiate dal fuoco, erano impraticabili; lo spostamento aereo, infattibile a causa dell’altezza delle fiamme. La città di Paradise, in particolare, venne circondata da estensioni diverse dello stesso incendio, che bloccarono le vie di fuga e imprigionarono i cittadini. Molti rimasero per ore incolonnati in file di macchine intente a scappare. Chi non riuscì a salire su un mezzo, venne radunato nell’unica piazzola in cemento della città in attesa dello spegnimento delle fiamme per mancanza di combustibile. Mentre tutto intorno, Paradise bruciava.

AUSTRALIA – 2019/2020

Il 2019, per l’Australia, è passato alla storia come l’anno più caldo, con una siccità da record. Il cambiamento climatico e le cattive condizioni del nostro pianeta, ancora una volta, si sono fatti sentire!
Fino al 2020, il territorio è stato, infatti, vittima di una serie di incendi boschivi che hanno riportato conseguenze devastanti per l’ecosistema australiano. Nonostante il luogo più colpito sia stato quello del Nuovo Galles del Sud, la flora e la fauna dell’intero Sud Australia hanno subito consistenti ripercussioni: l’acqua potabile è stata fortemente compromessa per colpa delle fiamme e dei fumi, i koala e la loro sopravvivenza come razza hanno corso un serio rischio, come le foreste di eucalipto e l’Isola dei Canguri, andata distrutta.  Molti dei nostri preziosi beni naturali sono andati perduti per colpa della poca attenzione che per anni abbiamo rivolto all’ambiente.
Gli innumerevoli incendi, anche se gestiti con prontezza, hanno continuato a danneggiare il paese anche dopo la loro estinzione, provocando, soprattutto, una diminuzione del flusso del turismo.

CALABRIA – 2021

Durante l’estate del 2021, è stato dichiarato lo stato di emergenza per la Sicilia, la Sardegna, il Molise e la Calabria. Le temperature raggiunte durante il periodo e i numerosi incendi a cui hanno dato vita sono stati disarmanti per le capacità di gestione del territorio.
Eppure, tra queste regioni, la Calabria fa da eccezione: il caldo, in questo caso, ha solo ampliato la dirompenza di un incendio di natura dolosa!
Non è una novità per la Calabria soffrire di dolo, e la natura dell’atto rimane solo un’ipotesi, ma non c’era mai stata una tale quantità di perdite economiche e culturali.
A seguito degli incendi, le condotte dell’acqua sono state compromesse, i danni alle pinete sono stati tanto gravi da prepararsi alla gestione di spaventose valanghe di fango, interi centri abitati sono stati direttamente coinvolti e l’Aspromonte, da poco dichiarato patrimonio dell’umanità, è andato distrutto.
In un momento di crisi come questo, il sostegno è arrivato da molti, ma la riflessione rimane: perché mettere a rischio se stessi, chi si ha accanto e il proprio territorio?

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